Francesco Balvis con scalpello [www.oranilegno.com]
Tecniche e materiali: Intarsio - Cenni storici
Change language:
[Italian] [English]
Home PageArredi per interniInfissi in legnoArtigianato sardoTecniche e materialiContatti
Parte Prima
Cenni storici
Parte Seconda Le tecniche dell"intarsio >>

Origini dell"intarsio

Il termine intarsio deriva dall"arabo ’tarsi’ che significa connettere. La tecnica originaria consisteva nell’accostare tessere di materiale diverso, tagliate in modo da combaciare perfettamente le une sulle altre e da ottenere, nel complesso, decorazioni geometriche o naturalistiche. L’intarsio si applica alla decorazione di oggetti, mobili o all’architettura, rientrando nella più vasta categoria delle decorazioni polimateriche ottenute per incastri, inserzioni, incastonature, eccetera.

Le prime opere in intarsio, probabilmente, sono attribuibili agli egizi della prima dinastia, vissuti intorno al 3000 a.C., che riuscivano a realizzare opere di ottima fattura intarsiando materiali di vario tipo e colore come: vetro, avorio, ossidiana, quarzo, legno. è altrettanto probabile che l’intarsio sia comparso in estremo oriente già in epoche precedenti, sviluppandosi in modo del tutto autonomo sia per tecniche di realizzazione che per i materiali impiegati.

Gli egizi raffinarono costantemente la loro tecnica nei secoli avvenire, fino ad ottenere una maestria tale da realizzare opere come quella che vediamo qui sotto, raffigurante la maschera a grandezza naturale del faraone Tutankhamon (1341 a.C. – 1323 a.C.), realizzata con l’intarsio di vetro blu, ossidiana e quarzo.

Esempio di intarsio egizio Esempio di intarsio egizio
Esempio di intarsio dell"antico Egitto raffigurante la maschera del faraone Tutankhamon.

Storia dell’intarsio in Sardegna

Al momento non ci sono resoconti storici che attestino lo sviluppo della tecnica ad intarsio in Sardegna, come peraltro accade per molti avvenimenti ed aspetti relativi alla storia di quest’isola. Pertanto possiamo avanzare due ipotesi di partenza che, come vedremo, non si escludono a vicenda:

Nella prima si può affermare che i maestri falegnami dell’isola abbiano sviluppato le abilità necessarie alla realizzazione dei lavori intarsiati in modo autoctono e pioneristico. Tale asserzione è plausibile soprattutto per le comunità dell’entroterra, in cui le influenze militari e culturali delle civiltà conquistatrici faticavano ad insinuarsi negli arcaici e consolidati usi e costumi locali.

Nella seconda ipotesi si considera il fatto che le stesse civiltà conquistatrici abbiano avuto innegabilmente forti influenze sulla cultura delle città portuali quali Cagliari (Kalaris), Porto Torres (Turris Libisonis) e Olbia, come pure per le zone immediatamente a ridosso della costa. Perciò è lecito pensare che l’arte dell’intarsio si sia divulgata ad opera dei maestri falegnami pervenuti sull’isola al seguito degli invasori.

Come dicevamo le due ipotesi non si escludono a vicenda ed anzi concorrono a creare un quadro genearale assai verosimile. L’Impero Romano, insediatosi in Sardegna nel 238 a.C., pur trovando grosse difficoltà di convivenza con i Sardi ed i Sardo-Punici, riuscirono man mano ad integrarsi nell’isola e a creare strutture e infrastrutture di notevole importanza come gli anfiteatri ed in particolare le strade, che facilitarono gli scambi economici e culturali soprattutto tra il nord e il sud dell’isola. Nel 534 d.C. arrivarono i Bizantini, che trovarono una situazione meno ostica e più aperta alle influenze esterne che consentì una rapida diffusione della religione Cristiana e di un insieme di tradizioni, feste e consuetudini di cui rimangono tracce ancora oggi. è proprio in questo periodo che potrebbero essere giunti i maestri intarsiatori, forse al seguito dello stesso imperatore Costantino che riuscì ad entrare facilmente nelle grazie del popolo Sardo.

In conclusione è ragionevole pensare che l’arte dell’intarsio si sia diffusa ed evoluta in Sardegna grazie all’ingegno degli artigiani locali e pure per indottrinamento ad opera dei maestri intarsiatori forestieri.

Esempio di intarsio egizio Esempio di intarsio egizio
Esempio di Tarsia Certosina (a sinistra) e intarsio geometrico e prospettico ( a destra).

Storia dell’intarsio in Italia - La Tarsia

La tecnica ad intarsio si difuse rapidamente in tutta l’Asia Minore, fino a giungere in Italia con il nome di Tarsia o Intarsia, intorno al 300 d.C., al tempo in cui l’Impero Romano si espanse ad oriente e l’imperatore Costantino trasferì la capitale da Roma a Bisanzio, che fu dapprima ribattezzata ’Nuova Roma’ e poi ’Costantinopoli’. La nuova capitale dell’Impero fù certamente una culla prolifera di aprendisti italiani che feccero propri i segreti di questa tecnica e l’applicarono soprattutto al legno, in quella che viene più propriamente chiamata Tarsia Lignea.

Forse per la mancanza di riscontri concreti, la storia dell’intarsio in Italia presenta un vuoto di un millennio circa. Infatti le manifestazioni più significative di quest’arte si hanno solo nel tardo Medioevo, a partire dal 1300, ad opera degli intarsiatori senesi, tanto capaci che per oltre cento anni, si videro commissionare i lavori di maggior rilievo. Non furono a meno gli artigiani veneti che acquistarono maggiore maestria anche grazie ai fiorenti commerci e relazioni con i paesi d’oriente. Tra le molte botteghe del nord Italia acquistò un notevole prestigio quella dei Canozi da Lendinara, detti "I Lendinara", ai quali alcuni assocciano le origini della tecnica Tarsia Certosina.

Molto importante fù il contributo dato nei primi decenni del 1400 dai mastri intarsiatori fiorentini, che mutarono il repertorio decorativo passando dagli usuali temi di carattere orientale alla rappresentazione di solidi geometrici con l’impiego della Tarsia Geometrica, e delle vedute prospettiche in quella che verrà chiamata Tarsia Prospettica.

Le tendenze dei commitenti e quindi dei maestri intarsiatori di fine 1400 sembrava puntare all’accostamento sempre più serrato all’arte pittorica, con la ricerca di metodi efficaci per rappresentare le varie tonalità di colori e di chiaroscuri. Purtroppo tale confronto ha segnato il declino dell’arte dell’intarsio che ha dovuto cedere il passo alla maggiore versatilità della pittura.

Non per questo la tarsia lignea ha perso la sua ragione d’essere, ritagliandosi un ruolo di spicco nel campo dell’arredamento. Numerose furono le botteghe di falegnami che applicarono questa tecnica nella realizzazione di mobili, tavoli, sedie, cassapanche ed altri complementi d’arredo realizzati ad arte, tanto da influenzare i gusti e le richieste dei Clienti più raffinati.

L’intarsio ad Orani

Veniamo ora ai giorni nostri per dare il giusto contributo ai maestri falegnami del paese di Orani.
Orani è un paese con un modesto numero di abitanti che dimostra una notevole propensione alle abilità artistiche di vario genere come la poesia,la pittura e la scultura. Ne sono la conferma artisti del calibro di Mario Delitala, pittore nato ad Orani nel 1887. Costantino Nivola, scultore nato ad Orani nel 1911. Salvatore Niffoi scrittore contemporaneo, Gesuino Soro, poeta contemporaneo che ancora vive nel paese barbaricino. Inoltre ci sembra d’obbligo menzionare scrittori come Grazia Deledda e Salvatore Satta che hanno preso i Natali dalla vicina cittadina di Nuoro.

Fra tutte le attività artigianali, quelle che hanno una storia più antica e lodevole sono legate alla lavorazione del ferro e del legno. È in quest’ultimo settore che si colloca la Falegnameria Ziranu & Balvis che ha ereditato le abilità e le conoscenze delle generazioni passate e che opera sul territorio ormai da più di cinquant’anni, avendo consolidato la propria posizione: prima grazie all’abnegazione del suo fondatore Giovanni Ziranu (Ziu Juvanne); poi grazie alla passione e al costante lavoro di perfezionamento dell’allievo Francesco Balvis, orsia divenuto a pieno titolo Mastro falegname.

Parte Prima
Cenni storici
Parte Seconda Le tecniche dell"intarsio >>
visita il sito www.wmamba.it